Fonte: Repubblica.it

“E’ un fenomeno che ha preso il via già negli anni 60, quando l’aumento del volume di traffico ha imposto alle case automobilistiche, Volvo e Mercedes in testa, la questione sicurezza”, spiega Lorenzi Preti, docente di design presso l’ISSAM, l’Istituto Superiore di Scienza dell’Automobile di Modena. “E sicurezza vuol dire dimensioni e struttura, a scapito del volume abitabile. Da lì è iniziata la ricerca verso monoscocche che fossero più efficienti in caso d’urto”.

La monoscocca è la struttura portante delle auto moderne, è fatta di pezzi deformabili nella parte anteriore e posteriore e di parti rigide sui lati, dove sono seduti i passeggeri. “Le case si resero conto che bisognava fare monoscocche più robuste per stare nei parametri europei e americani, soprattutto da quando i marchi del Vecchio Continente hanno iniziato a vendere le loro auto oltreoceano. Il decennio successivo portò quindi al primo aumento delle dimensioni, dapprima pensando all’indeformabilità e successivamente, negli anni ’80, alla deformazione progressiva, per togliere agli occupanti parte dell’energia dell’impatto”.

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